La stagione teatrale a cura di ATER Fondazione si conclude al Teatro Magnani di Fidenza, con lo spettacolo in cartellone Coppelia, un ballet mécanique, della Compagnia blucinQue con sede a Torino presso lo spazio polivalente Teatro Cafè Muller, nome evocativo dello spettacolo della Bausch negli anni ’70, sinonimo di cambiamento e avanguardia. La coreografa e direttrice Caterina Mochi Sismondi, formatasi in teatro danza presso l’Accademia d’Arte Drammatica P.Grassi a Milano, fluttua sul confine tra le arti performative che abbracciano quel particolare mondo di acrobatica circense capace di unire la poetica danzante nello spazio a 360 gradi, senza essere fagocitata in etichette o correnti, sempre più spesso ad appannaggio solo di bandi per richiedere sovvenzioni concise del FUS Fondo unico dello Spettacolo, che immobilizzano o penalizzano, la richiesta stessa di contributi in una direzione rispetto ad un’altra.
La scena che dipinge, non è un contenitore simile e più contenuto, del più blasonato Cirque du Soleil, è danza che attinge dalla formazione di stile contemporaneo e dallo studio sul movimento appreso dal metodo Feldenkrais, attraverso l’ascolto e l’autoeducazione della percezione corporea degli schemi motori di base, percepito nelle qualità dei singoli danzatori come matrice per tessere una scrittura coreografica in itinere capace di inglobare e includere come medium attivi gli elementi circensi utilizzati con dovizia narrativa. Ed è proprio lo studio della frammentazione del corpo a sposare, la più nota storia della bambola Coppelia che porta il titolo del progetto coreografico della Sismondi, metafora, di un femminile spesso deturpato, scomposto, violato nella realtà, e di stereotipo meccanico o bionico di bambola artificiale simbolo di perfezione nelle mani di uomini che la utilizzano come oggetto o feticcio inanimato, interpretato da Elisa Mutto, capace di contorcersi come un burattino senza fili, nelle abili mani delle partnership con i danzatori in scena. Con la musica originale di Léo Delibes e la musica live ed elettronica di Beatrice Zanin e l’atmosfera soffusa del disegno luci di Massimo Vesco, prende forma la trama originale tratta dal libretto, ove l’inventore Coppelius, a tratti simile al personaggio di Geppetto, tronfio del suo potere d’inventore nel gioco conteso con la bambola, si lascia sedurre nel dialogare con la contorsione e la sospensione capillaredella sua invenzione. Il rimando alla scala nella fiaba originale, presente nel secondo atto, quale elemento per la figura di Franz, nel raggiungere la bella fanciulla inanimata al parapetto del balcone, viene qui utilizzato come componente circense per sottolineare quell’equilibrio instabile, ossimoro ambivalente ed equivoco di possesso e amore. Lo spazio scenico oltre la quarta parete invade la platea con la presenza del personaggio scienziato demiurgo, interpretato dall’attore Ivan Ieri, le cui parole conducono per mano lo spettatore a riflettere. Coppelia per la coeografa è anche un omaggio, al primo video film cubista, Le Ballet Mécanique del 1924, del pittore regista Fernand Léger ,centenario dalla sua prima proiezione, e lo spettacolo è un’amplificazione sviluppata nel periodo della pandemia, da un primo assolo di cinque minuti, che ha riscosso consensi e vincitore di numerosi premi anche in Germania, per tornare alle origini, dentro al movimento, per trovare segmenti sempre in connessione alla creazione stessa, nei linguaggi trasversali della danza per un movimento inclusivo.