GIULIANA DE SIO

Affetti, rancori, tormenti e verità nascoste, dolori e solitudini: è una crudele discesa nell’infelicità esistenziale quella che compie Giuliana De Sio, protagonista in questi anni di due impietose “commedie di famiglia”, “Agosto a Osage County” di Tracy Letts, e “Cose che so essere vere” di Andrew Bovell, attualmente in scena, marchiate a fuoco dalle straordinarie interpretazioni dell’attrice salernitana. Nell’una Giuliana è Violet Weston. Sigaretta sempre in bocca, parrucca bionda, è una donna sfatta dagli psicofarmaci, che si muove nel terreno fertile di una depressione figlia dell’inconciliabile rapporto con i propri familiari, anch’essi martoriati da complessi e  problemi. Violenta e cinica, crudele e ironica, De Sio si muove tra dolente umanità e fermento autodistruttivo con sorprendente naturalezza e adesione.

In “Cose che so essere vere”, altro spaccato tragicomico di famiglia disfunzionale, Giuliana è Fran Price, infermiera con un marito protettivo e incapace, e quattro figli in crisi generazionale di cui non sa intercettare i bisogni. L’attrice sa entrare con autorevolezza nelle asprezze di questo personaggio modulando con consumata destrezza spigolosità ed energia, amore soffocante e autoritarismo, premura e tensione nevrotica, sempre alla ricerca disperata, talvolta con effetti comici, di una connessione con il mondo dei figli che sente sfuggirle. Due prove, insomma, che ci restituiscono un’attrice in stato di grazia e per questo ben meritevole del Premio dell’Associazione nazionale dei critici teatrali.

Giulio Baffi

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