Le parole e la musica dell’antico canto natalizio fanno da singolare introduzione al “Natale in Casa Cupiello” ripensato da Vincenzo Ambrosino e Luca Saccoia per lo “spettacolo per attore cum figuris” andato in scena al Teatro Nuovo. Forse il più bello tra i tanti progetti pensati nel 2020 per celebrare anniversari “eduardiani” e rotolati poi nei mesi cupi del lockdown fino alla presente stagione, provocando qualche sussulto indispettito da chi li ha trovati in eccesso. Tant’è, di De Filippo interessa studiare, pensare, mettere in scena, parlare e comprendere passaggi, vita e scrittura da rappresentare oggi.
Così è nato il “Natale in Casa Cupiello” che Luca Saccoia ha costruito insieme con Lello Serao che ne firma l’attenta e fantasiosa regia. Bello spettacolo andato in scena al Teatro Nuovo per la delizia degli spettatori. Già rappresentato per una sola sera al Teatro Trianon Viviani, quasi augurio fiducioso o esorcismo che non ha scoraggiato le pandemiche difficoltà che ne hanno reso complicato il cammino. Replicato all’Area Nord dove già l’avevano costruito in lungo tempo di riflessione ed articolati momenti di laboratorio in cui affrontare la complessità della singolare restituzione di un’opera cardine del teatro del novecento che ancora appassiona spettatori.
Eppure in quelle repliche in “periodo di feste di fine anno” ho assistito allo stupore di spettatori-turisti che nulla sapevano della commedia e di giovanissimi spettatori conquistati al gioco dei pupi e dell’attore che da solo dava voce al racconto. Sono infatti sette personaggi di legno animati dai fili a vivere la commedia famosa, mentre Luca Saccoia da solo ne assume il racconto e le voci. Bravo e veloce, senza presunzione imitativa di alcun genere ma anzi con una moltiplicazione di invenzioni assolutamente sorprendente e mai banalizzata, vive in scena tutto il percorso della scrittura di De Filippo. Bisognerà dire che con lui ci sono quattro giovani “manovratori” o “pupari”, Salvatore Bertone, Paola Maria Cacace, Lorenzo Ferrara, Oussama Lardjani, ed Irene Vecchia, sapiente maestra che li ha istruiti nel lavoro di laboratorio e li coordina dando loro tempi d’eccellente emozione visionaria.
E bisognerà dare merito grande a Tiziano Fario che è davvero un grande poeta della scenografia ed ha realizzato per questo spettacolo tre differenti e convergenti percorsi emotivi per ognuno degli atti, inventando spazi e sipari carichi di segni, riferimenti, colori, dolorose sensazioni e speranze un po’ cupe, in cui il Tommasino avanti negli anni e carico di ricordi di Saccoia ripercorre la storia. Così, in uno sdoppiamento o moltiplicazione che offre allo spettatore l’ansia insoddisfatta ed illusa della “Casa Cupiello” con le sue regole ed i suoi riti, con la fragilità delle figure e la forza ostinata delle idee divergenti, il presepe, l’amore, la famiglia, la cena, si frantumano e diventano gli incubi che ci portiamo dentro e di cui Eduardo/Cupiello si fa portavoce.
Ne esce fuori una rappresentazione popolare e al tempo stesso raffinatissima in somma d’intuizioni e prodigiose visioni, ironie mascherate, malinconie esibite, amore rattrappito ed inutile, memoria di teatro per citazioni e ricordi che Luca Saccoia, davvero molto bravo nelle sue moltiplicazioni sorprendenti, mette insieme, inventandole nuovamente con la necessità impellente di una sacra rappresentazione popolare che diventa colta dichiarazione di amore. Mentre quella pastorale del 1754, cento volte riscritta, posta in apertura e chiusura dello spettacolo, diventa lacerazione forte per una illusione di pace che nessuno riesce a trovare.
Applausi, tanti e convinti, per lo studio puntiglioso e generoso di tutti; ai già citati infatti vanno aggiunti i nomi ed il lavoro encomiabile di Luigi Biondi, Giuseppe Di Lorenzo e Paco Summonte che danno senso e forza a luci, ombre e trasparenze, a Federica del Gaudio che firma i costumi, a Luca Toller che firma le musiche originali, a Emanuele Sacchetti, Ivan Gordiano Borrelli, Mattia Santangelo, Salvatore Fiore, Francesco Mucci, Hilenia De Falco, che tutti insieme hanno merito, nel progetto a cura di Interno 5 e Teatri Associati di Napoli con il sostegno della Fondazione De Filippo “per celebrare i 90 anni di Natale in casa Cupiello”. Si replica, purtroppo, soltanto questa sera alle ore 20.