La prestigiosa cornice del teatro Piermarini, ha ospitato dal 28 febbraio al 12 marzo lo spettacolo del Trittico coreografico Kratz/Preljocaj/de Bana, inaugurato nello strazio del dolore per la perdita prematura della giovane danzatrice Antonella Luongo, del Corpo di Ballo, a cui la Prima rappresentazione è stata a lei dedicata, nel commosso contributo del commiato di tutte le maestranze del Teatro alla Scala, con la partecipata interpretazione delle étoiles Roberto Bolle e Nicoletta Manni. La terza rappresentazione, nella pomeridiana del 2 marzo, ha visto un nutrito pubblico di scolaresche di grado medie e superiore, acclamare i ballerini scaligeri, nei tre quadri coreografici di non facile lettura per un pubblico neofita, dai quali in platea abbiamo carpito qualche impressione a caldo. È emersa, negli occhi dei giovani spettatori, nella confusione generale la fascinazione della bellezza della gestualità, nei brani coreografati da Kratz e Preljocaj, pur essendo principalmente una scrittura di danza contemporanea più concettuale ed astratta, mentre la trama della Carmen, reinterpretata nella cifra stilistica di de Bana, ha catturato maggiormente l’attenzione per la comprensione pragmatica del contenuto narrativo più esplicito e riconoscibile al testo originale.
Una Carmen suadente ed ammaliatrice, interpretata da Alice Mariani, incurante dei gesti di seduzione che proietta sui mal capitati Nicola Del Freo, nel ruolo di Don José e del Torero, interpretato da Gioacchino Starace, sostituito a Gabriele Corrado, per improvvisa indisposizione. Così come il fulcro ruota attorno al personaggio di Carmen, proiettata, in proscenio per abbattere le distanze tra realtà e finzione del movimento narrativo, con due figure taumaturgiche, nei panni del Toro e della Morte, rispettivamente, Rinaldo Venuti e Navrin Turnbull, solista. Anche i ruoli femminili dei personaggi, Michaela e Manuela, ovvero le danzatrici Camilla Cerulli e Gaia Andreanò, vengono risucchiate nella spirale della mantide religiosa Carmen, a cui il destino riserva la morte. Lo stesso coreografo Patrick de Bana, firma la sua prima creazione per il Corpo di Ballo scaligero e costruisce un impianto scenico minimalista con luci e neon di contrasto di un soffitto semovente, senza scalfire la riconoscibilità iconografica dei personaggi, evocando la tradizione attraverso la coralità del Corpo di Ballo in costumi tradizionali del flamenco, a tinte plumbee, in antitesi con il colore dei personaggi. Il fil rouge di scenografie essenziali, fatte di luci vibranti e chiaro scuri prospettici, si manifestano in Solitude Sometimes di Philippe Kratz, con i solisti e i ballerini del Corpo di Ballo, dal racconto dell’Amduat, antico testo religioso dell’Antico Egitto, che accompagnava il defunto nel suo viaggio nell’aldilà, per creare un progetto astratto in uno spazio sospeso popolato da figure simboliche dalle movenze riconducibili ai profili dei geroglifici, in cui sembra soffiata la vita nei corpi resilienti per una possibile rinascita, con le musiche di contrasto dei Radiohead e Thom Yorke. Mentre l’intimità si nutre di corpo e spirito, nella scrittura coreografica di Angelin Preljocaj, in Annonciation, nel duetto al femminile, sul profondo mistero della Annunciazione alla Vergine Maria, e il suo rapporto sull’effetto che la figura dell’Angelo, travolge e sconvolge l’intimità profonda dell’universo di Maria, interpretato da Caterina Bianchi e Agnese di Clemente. L’azione in proscenio con sedute lineari e geometriche, nella semplicità di abiti contemporanei che rendono neutro e asessuato il gioco dei corpi, in un contatto adolescenziale, con l’anima di un putto o di un amorino michelangiolesco, la contact dance si crea in uno spazio ricreativo emozionale intimo e profondo. Un plauso al lavoro di Manuel Legris, Direttore uscente del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala, a cui torna in carica Frédéric Olivieri, conoscitore delle qualità plasmate dei ballerini scaligeri, a cui si auspicano nuove e stimolanti scritture coreografiche da interpretare, sotto la guida del nuovo Sovrintendente Fortunato Ortombina.