Un limone, due limoni, tre limoni, la filastrocca nella memoria collettiva

“Gli Anni” , spettacolo di Marco d’Agostin con Marta Ciappina,è una rappresentazione nella quale lasciarsi coinvolgere totalmente, poiché appartiene ad una memoria collettiva che ci riguarda, a partire dal count down che evoca una filastrocca del gioco d’infanzia appartenuta per lo più alle generazioni analogiche di cui purtroppo poco è rimasto nelle storie tramandate alleprogenie digitali di oggi. In un concentrato di cinquantacinque minuti, l’assolo della Ciappina, danzatrice e ricercatrice, premio Danza&Danza nel 2022 come miglior performer, formatasi principalmente a New York al Trisha Brown e al MovementResearch, attraverso il fil rouge della filastrocca …”oggi al mercato ho comprato un limone, due limoni, tre limoni”…, tesse la trama come Penelope per contenere emozioni, dolori, traumi, gioie, attimi di spensieratezza personali, nei quali condividere e rispecchiare il vissuto personale di ogni uno di noi, in un concentrato spazio temporale di avvenimenti storici culturali, cucito come un abito sartoriale dall’autore Marco D’Agostin, abile nel panorama performativo del teatro danza, pluripremiato e vincitore nel 2018 del Premio UBU come migliore performer under 35 e nel 2023 con questo progetto, come miglior spettacolo di danza, con il Premio UBU. Per l’interprete, l’incontro con la danza arriva maggiorenne, con una consapevolezza matura, di chi, negli anni dell’infanzia non ha potuto fare affiorare sentimenti artistici, se non quelli del dolore, della perdita, dello strappo, di un vissuto, quello del lutto dell’omicidio del padre, troppo grande da metabolizzare ed elaborare se non nel divenire del tempo, come un balsamo lenitivo, nel quale l’approccio al movimento diventa salvifico, creativo, capace di raccontare comunicare i silenzi della sofferenza e le lacerazioni in modalità demiurgica. Avvenimenti forti di una pienezza di rimandi precisi e oggetti simbolici che giocano in scena come medium attivo della narrazione, potentitanto quanto una seduta terapeutica, nella quale ogni volta scoprire e lasciare affiorare nuovi ricordi assopiti, nuovi indizi di una verità ancora celata nel tempo da oltre trent’anni, realtà scomoda degli anni ’90, ove la politica e la malavita organizzata si contendevano ruoli di potere. Marta Ciappina ci conduce per mano, tra monologhi, immagini di repertorio, musiche, e movimento corporeo preciso come una lama fendente, in una osmosi di partecipazione, nella quale sul finale, la richiesta di regalarle una canzone, al termine del cammino partecipato ed inclusivo rivolto al pubblico, diventa la chiosa in risposta allo spettacolo, di una canzone, il Cielo in una stanza, nelle parole, “quando sei qui con me”, le mie, dedicate e danzate dall’interprete, nell’accomiatarsi  per ritrovare altri nuovi palchi ove raccontarsi. In apertura dello spettacolo il pubblico è stato accolto nel foyer del Teatro Filodrammatici e traghettato dalla performance di un trio danzante ideata dal coreografo Riccardo Buscarini, esito dei laboratori  con le allieve provenienti dalle province di Parma e Piacenza.

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