Giacomo Rovero e gli Artisti del Royal Ballet

Pomeridiana delle grandi occasioni, al Teatro Municipale di Piacenza, gioiello d’architettura che strizza l’occhio al Teatro alla Scala per l’assonanza della facciata progettata dall’architettoSanquirico, medesimo artefice del gioiello meneghino. Giacomo Rovero, piacentino, insignito nel mese di 2024, del titolo di Primo ballerino presso il Royal Ballet di Londra, insieme ad altrettanti giovani colleghi, hanno meritano un tripudio di accoglienza da un pubblico gremito accorso per l’occasione, costituito da neofiti ed addetti ai lavori del circuito danza .

Oltre alle autorità, le istituzioni presenti nella persona del Sindaco Katia Tarasconi, anche le maestre e direttrici che hanno tenuto a battesimo gli esordi artistici di Rovero, le signore Giuseppina Campolonghi, Michela Arcelli, Elisabetta Rossi, l’étoile Laura Contardi e principal maitre del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala, ex allieve/i, familiari tutti a sostegno di Giacomo Rovero.

Le ovazioni risuonano a gran voce con scroscianti applausi, verso il  loro concittadino che si è reso onore oltre i confini provinciali e nazionali, portando in scena per l’occasione, passi a due della tradizione accademica e dalla cifra stilistica britannica di Ashton e McGregor, tra passato e presente, in un fluttuante passaggio di stili, tra i coreografi,  Petipa, Moricone e Gsovsky.

Una scelta lungimirante e oculata quella dei passi a due e assolo, interpretati e ben eseguiti, che hanno lasciato spazio all’occhio dei più attenti, all’esclusione delle variazioni con i passi dei fouéttés, solitamente presenti, punto di virtuosismo cardine tanto attesi, sia per l’esecuzione maschile e femminile, qui volutamente assenti, quasi a voler scongiurare le insidie della pendenza del palcoscenico presente in tutti i teatri dell’800 “all’italiana”, con cui i ballerini devono fare i conti con l’equilibrio, correggendo a dovizia l’esecuzione.

La sorpresa arriva al termine del primo atto, quando nella variazione del passo a due di Sumina Sasaki e Martin Diaz, nel Grand Pas Classique, il ballerino sfodera con piglio i fouéttés alla seconda posizione, quasi riscattandone l’assenza nelle precedenti esecuzioni, rimarcando la capacità tecnica della validità e solidità di formazione degli artisti in scena, virtuosi e precisi in ogni ruolo.

Nel corpo ormai di un giovane adulto, Giacomo Rovero svela il fisico forgiato dalla disciplina e allenamento modellato nell’esecuzione del suo assolo, in apertura di spettacolo, in omaggio al coreografo Ashton, con l’energia e la grazia di una preghiera sussurrata ed intima, cambiando registro poi nel passo a due con Sae Maeda, nei passi coreografici di McGregor, metafisici, di astrattismo contemporaneo, dinamici come vuole la partitura.

Incanta nel duetto al balcone, estratto da Romeo e Giulietta, la freschezza interpretativa di Viola Pantuso e Marco Masciari, evocando i personaggi del regista Zeffirelli, che ha saputo raccontare magistralmente sullo schermo, l’attimo fuggente della passione nell’innamoramento, suggerito dall’interpretazione dei due ballerini.

Sinuosa dalle lunghe braccia, la veridicità di Annette Buvoli, americana con gli avi piacentini, nel ruolo del cigno Odetteaccanto al suo impeccabile partner, Harris Bell, perfetto nel ruolo di principe.

Mentre in Cinderella, la nota stilistica dei passi di danza interpretati da Ella Newton Severgnini e Aiden O’Brien, nel manierismo moderno del coreografo Ashton, raccontano una favola senza tempo.

Con Raymonda i dieci artisti in capo a Giacomo Rovero, salutano accomiatandosi da un pubblico acclamante, desideroso di applaudire ancora una nuova certezza della danza, come già altri italiani predecessori hanno conseguito meriti oltre i confini nazionali. Recentemente ricordiamo fresco di nomina, un altro giovane,  Andrea Sarri, primo ballerino all’Opera di Parigi.

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