Elisabetta Pozzi e i giovani nell’anima della Duse e del teatro

Non era il copione preferito da Eleonora Duse ma, a cent’anni dalle sua morte, nelle mani di Elisabetta Pozzi e dei suoi allievi , diplomati al Master della scuola di recitazione Mariangela Melato,  “Adriana Lecouvreur” diventa un emozionante strumento di esplorazione teatrale.

La protagonista, regista, maestra, ha riaperto libro di bordo dello spettacolo che andò in scena nell’ultimo ventennio dello Ottocento  passando ai raggi x soprattutto le note a margine del testo di Sardou (poi confluito nell0opera di Cilea) che le consentono di entrare in una originalissima sintonia artistica con la Divina.  

“Chi ha ucciso Adriana Lecovreur” che ha debuttato martedì 17 al teatro Modena di Genova-Sampierdarena , dove resterà sterà fino a domenica, in una produzione del Nazionale di Genova, è un fil rouge che lega attraverso i secoli tre grandi  innovatrici del teatro. Nessuna di loro ha mai rinnegato  il proprio punto di partenza: la ragazzina che abitava al Marais nella Pdi Luigi XV  che a 16 anni recitava Corneille e che, consacrata diva della Comédie Francaise,  fu avvelenata da una rivale in amore ; la bambina nata dietro le quinte di una compagnia di giro, Cosetta a quattro anni  in una riduzione teatrale dei Miserabili,  poi cresciuta fino a diventare punto riferimento della cultura italiana del primo Novecento; infine l’attrice nata allo Stabile di Genova e destinata a raccogliere il testimone della  Duse  con accenti e gesti di  sublime naturalezza , generosa nell’allevare altri talenti.  

Il soffio dell’anima  rubato tra le righe avvolge lo spettatore in una tessitura che si chiarifica e si infittisce strada facendo,  nell’incrocio di diversi destini..

“Chi ha ucciso Adriana Lecouvreur” affronta il gioco del “teatro nel  teatro” con una sensibilità attenta, risolvendo il problema dei necessari chiarimenti al pubblico con i personaggi che danno vita  ai mestieri del passato e offrendo alla recitazione dei giovani, contrappuntata dalle musiche di Daniele D’Angelo,  una partitura linguistica senza tempo.

Gli interpreti  che  affiancano Elisabetta Pozzi sono il frutto del suo lavoro didattico oltre che, naturalmente , di una personale bravura. Vederli in azione insieme in una compagine così nutrita, è un’ opportunità tutt’altro che frequente anche perché oggi , per i teatri,   i conti non tornano quando si pensa ad allestimenti e tournée  con molti personaggi.

Alla prima, dopo lo spettacolo,  hanno ricevuto il loro diploma Francesco Biagetti (anche aiuto regista)  Anna Bodnarchuk, Nicoletta Cifariello, Lorenzo Crovo, Bianca Mei, Davide Niccolini, Adriano Paschitto, Alfonso Pedone,  Lorenzo Scarpino, Julia Shapoval, Dalila Toscanelli, Federica Trovato.

Meritati applausi anche per le scene e i costumi di Guido Baganza e i movimenti curati da Claudia Monti.

Lo spettacolo conclude un progetto (al quale hanno preso parte anche Linda Caviglieri e Alessandro Tinterri)  ideato nel centenario della morte di Eleonora Duse e ne centra l’obiettivo: raccogliere l’eredità dell’artista e proiettarla verso il futuro.

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