L’Arena Shakespeare, spazio en plein aire del Teatro Due a Parma, ha ospitato il progetto coreografico Pupo di Sofia Nappi e la sua compagnia di danza Komoco, sul tema della metamorfosi del burattino Pinocchio.
La fiaba di Collodi di cui ricorre e si celebra il 140° anniversario della pubblicazione del libro, diventa una riflessione profonda dei sentimenti che smuovono e tormentano lo sviluppo evolutivo dell’individuo in ogni ambito, latitudine, contesto sociale a cui si appartenga, con una scrittura coreografica volutamente poco narrativa e didascalica, per dare spazio e respiro allo stupore della metamorfosi emotiva, del corpo fisico di legno divenuto carne e ossa, come nella metafora della trasformazione da crisalide in farfalla.
La coreografa Nappi, di origini toscane, si forma e diploma, presso l’Alvin Ailey American Dance Theatre, per poi approfondire gli studi in seno alla compagnia Hofesh Shecter e lo studio del metodo Gaga, del celebre coreografo israeliano, Ohad Naharin. Mentre il nome della compagnia, Komoco, significa in giapponese, nella combinazione con Komorebi: raggi del sole che filtrano tra le foglie degli alberi, creando una danza di luce. Ed è in questa commistione e relazione che si sviluppa il linguaggio corporeo della Nappi.
La cifra stilistica della coreografa, si materializza e concretizza con questo particolare connubio di linguaggio contemporaneo che si avvale di una danza veloce, ritmata e fisica tipica dello stile Gaga, e compenetra l’unicum delle movenze dei singoli danzatori, ai movimenti caratteristici della breakdance, del locking e del popping, rendendo attuale la comunicazione al linguaggio giovanile corporeo di facile lettura.
Introducendo la maschera della commedia dell’arte, per sottolineare ogni singolo personaggio in scena, come in questo caso per evocare i protagonisti: la Fata madrina, Geppetto, il Gatto e la Volpe, Mangiafuoco, Pinocchio, il Grillo, senza però, ricorrere al copione narrativo, ma piuttosto al processo evocativo ed emotivo dei personaggi.
Prendono corpo, sette danzatori in scena, dinamici, brillanti, con ritmi incalzanti e senza tregua si intrecciano, duettano, s’incontrano, si lasciano, dando spazio agli assolo per identificare i personaggi, dalla natura del loro carattere, poiché, Arthur Bouilliol, Leonardo de Santis, Gregorio Dragoni, Glenda Gheller, India Guanzini, Paolo Piancastelli, Julie Vivès, ottimi danzatori, si muovono attenti e guardinghi nel custodire il bambino che è racchiuso in ogni uno di noi, a cui tornare per ritrovarsi, come dice Jung, partendo dal presupposto di un comune denominatore dell’inconscio collettivo che accomuna ovunque, tutti gli individui.
Il progetto coreografico, si avvale di luci, costumi, musiche, che rendono ancora più introspettivo il viaggio simbolico che compie il Pupo, nel divenire bambino e adulto, coadiuvato dall’assistente alla coreografia, Adriano Popolo Rubbio, gli effetti speciali di Ed Mars e Alessandro Caso, gli abiti di Judith Adam e la colonna sonora dei brani, di Dead Combo, Jean du Voyage, Irfan, Frèderic Chopin.