Contaminazioni, stili, tendenze, nuove visioni: Il Festival Bolzano Danza compie 40 anni e festeggia con una réunion di artisti chiave del linguaggio contemporaneo. Sono quelli che hanno portato alla kermesse in quattro decadi ossigeno, vitalità, vertigini e incanti. Riflessioni e provocazioni, spunti di dialogo.
Ancora una volta a Bolzano e dintorni (dal 12 al 27 luglio) a parlare saranno le voci più innovative della scena italiana ed europea della danza contemporanea, racchiuse in un cartellone colmo di debutti assoluti, prime nazionali e coproduzioni. Basti pensare, fra i ritorni, alla geniale Maguy Marin o a Michele Abbondanza e Antonella Bertoni, che in Italia hanno fatto storia.
L’edizione numero 40 è ancora firmata da Emanuele Masi, che dopo oltre dieci anni di direzione in cui ha portato avanti con grande attenzione una programmazione a tutto tondo fondamentale per una crescita del pubblico in termini di riferimenti internazionali, saluta così il pubblico: “Ho iniziato a occuparmi del Festival nel 2008, avevo 31 anni ed ero segretario artistico del teatro Comunale. Nel 2011 ne ho co-firmato il programma e nel 2013 sono stato nominato direttore artistico: 14 edizioni sono un tempo lungo nel quale ho rinnovato a più riprese il taglio della manifestazione, cercando di interpretare le necessità del Festival quasi come fosse una creatura vivente”.
Poi specifica: “Ci sono tante, troppe manifestazioni culturali che decennio dopo decennio, successo dopo successo finiscono per identificarsi con ‘un uomo solo al comando’, diventandone un feudo, una proprietà. Questo non è il mio credo: considero invece Bolzano Danza come un bene pubblico e come tale penso debba continuare a essere plurale. Guardando indietro in questi 40 anni, dal 1985 a oggi, è possibile notare come ogni cambio di governance abbia fatto crescere il Festival, ne abbia rafforzato l’identità”.
Ecco, questo ci sembra un concetto importante da veicolare nel panorama culturale, in controtendenza: fatto di generosità e condivisione. Tanto che il giorno 12 luglio, all’inaugurazione, saranno invitati gli ex direttori Ulrich Roehm, Loredana Furno (fondatrice del Festival), Alessio Carbone e Lanfranco Cis per un incontro pubblico.
Ma veniamo al programma del Festival numero 40: organizzato e promosso dalla Fondazione Haydn di Bolzano e Trento con il contributo di Comune di Bolzano, Provincia Autonoma di Bolzano, Regione Trentino-Alto Adige, Mic Ministero della Cultura.
Saranno più di trenta spettacoli che dal palcoscenico si irradieranno verso piazze, giardini, musei e montagne. Per un programma diffuso che è il segno di una manifestazione che dagli anni ’80 ha acquisito sempre più rilevanza nel panorama europeo: la danza come lingua universale che unisce, esplora, muove il pensiero oltre al corpo.
Il tema del 2024? Il paesaggio dolomitico e la sua natura. Dopo l’attenzione al regno animale nel 2022 e al regno vegetale nel 2023, Bolzano Danza 40 si ispira alla rappresentazione del regno minerale con la forza dei metalli, la brillantezza delle pietre preziose, la vertigine dei paesaggi naturali, oltre ai quattro elementi che forgiano leghe e gemme, aria, terra, fuoco e acqua.
A partire dai grandi ritorni. L’inaugurazione, il 12 luglio nella Sala Grande del Teatro Comunale, è con la nuova produzione della Gauthier Dance//Dance Company Theaterhaus Stuttgart, Principal Guest Company. In prima ed esclusiva italiana Elements, lavoro basato sui quattro elementi della natura affidati ciascuno a un coreografo di fama: il Fuoco a Sharon Eyal, l’Acqua ad Andonis Foniadakis, l’Aria a Louise Lecavalier e la Terra a Mauro Bigonzetti.
A seguire un cartellone con figure artistiche di prim’ordine del panorama mondiale, divenute centrali negli ultimi anni: come Rachid Ouramdane, Michele Di Stefano, Alessandro Sciarroni, Olivier Dubois, Maud Le Pladec, Mattia Russo e Antonio de Rosa (Kor’sia), Maguy Marin, Michele Abbondanza e Antonella Bertoni. Figure che ritornano con i loro ultimi progetti ma anche con la riproposta di pietre miliari, accompagnate dai musicisti dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento per l’esecuzione delle musiche.
Tra le esperienze che hanno segnato gli ultimi anni, l’edizione 2020 svoltasi in piena pandemia. Nacque, causa distanziamento, il progetto artistico Eden, vincitore del Premio D&D della critica italiana per originalità: una danza solistica per un solo spettatore immerso nella Sala Grande del Teatro Comunale. Per il quarantennale viene riproposto Eden – selon Rachid, l’assolo ideato da Rachid Ouramdane e interpretato da Annie Hanauer, questa volta per un pubblico tornato ad essere “comunità” (13 luglio, Teatro Comunale).
Michele Di Stefano, habitué dei cartelloni di Bolzano Danza, è stato anche guest curator della sezione Outdoor dell’edizione 2018. Il suo ritorno sul palco del teatro Comunale è con un nuovo lavoro firmato per il Ballet de Lorraine dal titolo Sierras, una declinazione dei suoi studi “metereologici” sul movimento spaziale per 23 danzatori della compagnia di Nancy, presentato in dittico con l’esplosivo Static Shot di Maud Le Pladec, in prima nazionale il 15 luglio.
Maguy Marin, figura di riferimento da oltre quarant’anni della danza d’oltralpe e mondiale, torna con due lavori miliari interpretati dall’italiana MM Contemporary Dance Company: in prima nazionale la sua versione tutta al femminile della Grosse Fugue di Beethoven, partitura eseguita live dai Solisti dell’Orchestra Haydn, insieme alla riproposizione dell’iconico e adamitico Duo d’Eden. Ai due titoli di Marin si aggiunge Skrik, creazione di Adriano Bolognino per la compagnia emiliana ispirata al celebre dipinto L’Urlo di Munch (16 luglio, Casa della Cultura).Nella stessa giornata, al Chiostro dei Domenicani (h. 20), una speciale collaborazione tra Bolzano Danza e il Conservatorio Monteverdi cittadino per una performance, in prima assoluta, di intreccio tra danza contemporanea e musica live sul tema mitologico di Medusa, nata dall’incontro tra il Bangkok City Ballet e il compositore, oboista, Arnaldo De Felice.
La compagnia italo-spagnola Kor’sia, dopo Giselle e il site specific Swan, torna a Bolzano con il nuovo Mont Ventoux ispirato alla lettera di Francesco Petrarca (1336) Ascesa sul Monte Ventoso. Vincitore del Fedora Prize – Van Cleef & Arpels 2023, lo spettacolo, coprodotto da Bolzano Danza, trasla l’idea del viaggio ascendente dell’umanità per lasciarsi alle spalle l’oscurantismo del Medioevo ai nostri giorni, invitando il pubblico a un cambio di paradigma: la ricostruzione dell’individuo e una nuova relazione con il pianeta (17 luglio, Teatro Comunale).
La loro prima apparizione a Bolzano Danza fu nel 2002 con Alcesti, poi a più riprese Michele Abbondanza e Antonella Bertoni hanno presentato Scena Madre, Il Ballo del Qua, Duel, La Massa. Ora tornano con Femina, un quartetto di esplorazione dell’identità femminile già apprezzato dalla critica il cui flusso conduce, come spiega Michele Abbondanza, “nel gioco del donnesco contemporaneo” (19 luglio, Studio).
Autore di memorabili serate del Festival con i travolgenti Tragédie, Les Mémoires d’un Seigneur, Tropismes, 7x Rien, My body of coming forth by day, Prêt à baiser/Sacre #1, Olivier Dubois ritorna a Bolzano per una prima assoluta, For Gods Only /Sacre #3, sua terza riscrittura del Sacre du Printemps di Igor Stravinsky. Il lavoro, commissionato da Bolzano Danza, vede impegnata l’Orchestra Haydn con un eccezionale organico di 95 elementi diretto da Timothy Redmond al cui cospetto vi è la sola Étoile del Ballet de l’Opéra de Paris Marie-Agnès Gillot nel ruolo di una inaspettata Eletta, come solo Dubois poteva immaginare (23 luglio, Teatro Comunale).
Di Alessandro Sciarroni il Festival accoglie la prima assoluta di U., lavoro per sette performers nel quale il coreografo marchigiano, Leone d’Oro della Biennale di Venezia, esplora il mondo della tradizione italiana della coralità di ispirazione popolare dalla metà del secolo scorso ai nostri giorni. Coprodotto da Bolzano Danza nell’ambito della rete Ring con il Festival d’Automne di Parigi e Dance Reflections by Van Cleef and Arpels, U. è una performance musicale.
E poi ci sono le coreografie d’autore al femminile. A partire da Luna Cenere con l’ultimo progetto Mercurio, duetto realizzato in dialogo con il sassofonista Antonio Raia (13 luglio, Studio) e Camilla Monga, autrice e interprete di Riflessi (20, 21 luglio, Studio) insieme alla pianista Giulia Tagliavia, spettacolo abbinato alla Notte a Teatro per i più piccoli (20 luglio). Sempre di Monga è la performance Passage/Paysage presentata al Parco delle Semirurali per la consueta collaborazione del Festival con La Stagione Estiva Don Bosco (18 luglio).
Anche il giovane collettivo Parini Secondo, guidato da Sissj Bassani e Martina Piazzi, è presente con due diversi lavori: il lavoro site specific Speeed, performance ad alti decibel tra le automobili liberamente ispirata a contenuti video del web (12 luglio, Piazza Walther e Piazza Verdi) e la prima assoluta dello spettacolo per il palcoscenico Hit, sul salto alla corda come strumento ritmico (15 luglio, Studio).
E ancora due assoli firmati da Claudia Catarzi. Il 14.610, danzato su un piano inclinato (17 luglio, Studio), e quello di Stefania Tansini alle prese con la trasformazione del suo corpo ne La grazia del terribile (23 luglio, Studio). Francesca Pennini, con CollettivO CineticO, torna invece al Festival con il quintetto Omus, un’esplorazione della lotta come gioco (26 luglio, Studio).
È un’altra artista, Maryam Kaba, a raccontarsi nel lavoro autobiografico sulla capacità umana di superare il trauma di una violenza subita. Danzatrice e coreografa associata al Ballet national de Marseille per il triennio 2022-2024, Kaba debutta a Bolzano Danza con Entre mes jambes, assolo che è storia di speranza e rinascita (25 luglio, Studio, prima nazionale).
La chiusura del Festival è con il collettivo più trendy del momento: (La)Horde, alla guida del Ballet national de Marseille, presenta l’ultimo straordinario lavoro che ha conquistato i teatri d’Europa, Age of Content, in prima ed esclusiva italiana per due recite al Teatro Comunale il 26 e 27 luglio. Un lavoro dirompente sui confini porosi tra mondo reale e virtuale. Qui Marine Brutti, Jonathan Debrouwer e Arthur Harel esplorano gli stati ibridi del corpo e dell’anima, attraversando universi in cui i segni hanno la precedenza sulla realtà della Generazione Z. Un testamento degli stati mentali e fisici dei giovani di oggi, uno spettacolo sorprendente e a tratti ipnotico, in cui ciascun danzatore del Ballet de Marseille trova il proprio posto nella ricerca di una nuova identità.
Per chi volesse confrontarsi con la memoria del Festival, dal 4 al 26 luglio alla Galleria Civica di Bolzano sarà allestita la mostra 40 anni di Bolzano Danza a cura di Margherita Cestari promossa dalla Fondazione Haydn, in collaborazione con il Südtiroler Kulturinstitut e l’associazione culturale Lasecondaluna.
Una carrellata di frammenti degli ultimi anni, attraverso gli occhi di chi ha saputo cogliere, tra fotografia e video, la fitta rete di emozioni che, anno dopo anno, spettacolo dopo spettacolo, si è intrecciata tra danzatori, coreografie e musica passando per piazze e teatri, raggiungendo spettatori e passanti. I contributi sono di Andrea Macchia e Armin Ferrari a cui si aggiungono due nuovissime esperienze immersive VR a firma Sharon Eyal, Half Life, e Nancy Lee con Emmalena Fridriksson Tidal Traces. L’inaugurazione è il 3 luglio alle ore 18.