Il riformatore del mondo

A distanza di una stagione dalla versione di Roberto Sturno (ultimo suo spettacolo, purtroppo) “Il riformatore del mondo” di Thomas Bernhard torna in scena per una coproduzione tra Teatro Metastasio di Prato e Compagnia Umberto Orsini, diretta e interpretata da Leonardo Capuano. Con lui in scena Renata Palminiello: voci registrate (sono quelle degli illustri ospiti del “riformatore” che gli consegnano la laurea honoris cause) Andrea Bartolomeo, Andrea Macaluso e Mariano Nieddu. Il protagonista-regista, la Palminiello e Andrea Bartolomeo hanno creato anche scene e costumi: determinanti le luci di Gianni Staropoli.

All’inizio dello spettacolo, l’immagine del Riformatore-Capuano che vola, come un ginnasta appeso agli anelli, con lunghe corde da un lato all’altro del fondale appare come un’idea registica non facile da leggere. Ma, alla fine della messa in scena pièce, lo stesso volo – sempre più aereo, articolato ora in vere e proprie evoluzioni, visto dallo spettatore da un sipario semichiuso – assume un significato di straordinaria e sorprendente libertà, un senso lirico profondo, emozionante. E’ il punto d’approdo di una lettura del testo in cui l’interprete-regista si distacca dalla fissità, volutamente raggelante e imposta in modo ferreo dall’autore alla sua parabola, dandoci un Riformatore del mondo nuovo e assolutamente personale. Sul copione di Bernhard, Capuano costruisce fino nei minimi dettagli una partitura scenica sua, anche a patto di attenuare la grande forza del testo, la sua maniacalità asfissiante, la ripetitività martellante di una vicenda, d’un personaggio bloccati in una rigidità che è quella tipica di Bernhard. Alla figura del Riformatore – che intanto, qua, è un impostore, visto che il non suo poter camminare è soltanto una finta – Capuano dà una vitalità corposa, una coloritura spesso gustosa, a tratti mediterranea, sicuramente lontana da ogni atmosfera mitteleuropea. Scompone la parte da recitare, si può dire, in mille piccole/grandi invenzioni, frantuma ogni battuta in tante inattese sfaccettature. Un lavoro anche eccessivo, se si vuole, quello di Capuano. Fortissimo l’accento sul rapporto del Riformatore con la Donna, sua silenziosa partner, amante-servitrice, virato qui, però, in una direzione completamente inedita, con una Palminiello che interpreta magnificamente il ruolo dandogli un peso superiora all’originale; il legame tra i due diventa meno aspro, bizzarro però segnato (poeticamente) da una sostanziale, delicata complicità, se non da una sotterranea ma amorevole tenerezza. Una scelta felice, grazie prima di tutto all’attrice, capace di dare un’impronta decisiva – lo ripetiamo – allo spettacolo quasi solo con la sua presenza, con il suo modo di agire o solamente di stare in scena: toccante, affettuosamente sensibile.

Visto a Prato, Teatro Fabbricone, 8 maggio 2024

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