Il teatro Amilcare Ponchielli di Cremona inaugura la stagione della danza, con un classico del balletto di repertorio, Cenerentola, concepita in chiave totalmente attualizzata dall’estro del coreografo Jean Christophe Maillot, direttore di Les Ballets de Monte Carlo, nel rispetto della partitura musicale di Sergej Prokof’ev.
Una tradizione quella del balletto monegasco, che affonda le sue radici, nel nucleo originario dei balletti russi, con la presenza nel 1911, dell’impresario e coreografo Diaghilev, in tournée in Europa che trasferì a Monte Carlo, la residenza artistica.
Il biglietto da visita della Compagnia, è senza dubbio questa scrittura coreografica, che racchiude tutti gli ingredienti di una fiaba con la modernità del linguaggio teatrale e i modelli di riferimento, che pur rispettandone gli archetipi e la tradizione, declina la narrazione a concetti fortemente attuali.
Il guizzo dell’allure francese, condito con la rappresentazione della maschera teatrale della comédie francaise, elemento che contraddistingue la cifra stilistica dell’autore Maillot, apre un mondo visionario e grottesco, ove lo stereotipo del riscatto sociale del ruolo della fanciulla caduta in miseria salvata dal suo status solo e per mano di un buon matrimonio con il Principe , ribalta la prospettiva ponendo il focus sulla coppia madre-padre e Cenerentolafiglia, mettendo a fuoco il rapporto affettivo e il sentimento dell’amore.
L’oggetto simbolico della polvere dorata, cosparge i piedi nudi dell’interprete. Non le scarpette, non più la cenere, bensì il medium attivo, il tramite tra la l’abbraccio virtuale della Fata-madre e un padre accecato dalle moine di una matrigna ammaliatrice. Un padre, quello di Cenerentola, rimasto senza la consorte amata, intontito e raggirato con circonvenzione, come nella realtà molte persone sole ed emotivamente fragili vengono circuite per interesse.
Il coreografo Jean Christophe Maillot, apre lo spettacolo ribaltandone così la prospettiva, dando risalto al passo a due dei genitori di Cenerentola, e ripropone in chiusura il pas de deux degli innamorati ritrovati.
La scenografia di Ernest Pignon-Ernest e le luci di Dominique Drillot, sono fogli, pagine bianche su cui scrivere in itinere la storia della rappresentazione che si sviluppa in tempo reale, prendendo per mano lo spettatore nel suo incedere, rendendolo protagonista degli eventi, in un’azione spazio temporale metafisica e reale all’unisono. Parrucche, guepière, e i costumi di Jérome Kaplan, in chiave minimalista, riportano alla memoria i fasti delle corti francesi del ‘700, strizzando l’occhio alle passerelle di Jean Paul Gautier.
Un’emancipazione a tutto tondo delle Arti visive, del movimento e del linguaggio teatrale e musicale, di cui è dotto in formazione artistica l’autore Maillot, capace di meravigliare, tenendo alto il livello di preparazione tecnica della Compagnia con l’interpretazione, la leggerezza e l’ironìa tipicamente francese.
Chapeau! Dunque a tutto l’Ensémble : Laura Tisserand, Matèj Urban, Alessandra Tognoloni, Jérome Tisserand, Mimoza Koike, Kathrin Mcdonald, Lydia Wellington, Luca Bergamaschi, Alessio Scognamiglio, Lucas Simonetto, Daniele Delvecchio, Michael Grunecker, Cristian Oliveri. Jaat Benoot, Lennart Radtke, Zino Merckx, Roger Neves. Lou Beyne, Katrin Schrader, Portia Adams, Taisha Barton-Rowledge. Elena Marzano, Gaelle Riou, Anissa Bruley, Chelsea Adomaitis, Ashley Krauhaus, Ksenia Abbazova, Taisha Barton-Rouledge, Emilee Blake, Christian Tworzyanski, Alexandre Joaquim, Roger Neves, Zino Merckx, Francesco Resch, Kizuki Matsuyama, Artjom Maksakov, Jaat Benoot.
Fotografie di Alice Blangero