L’energia di Mario Indice, “cantastorie pop” sul Ponte di Luce che, a Genova, Renzo Piano ha disegnato sulle macerie del Morandi, tenta di suturare il sangue ancora fresco della tragedia, dello smarrimento indicibile di chi c’era , dei mostri evocati dalle inchieste e dai processi. Per non parlare delle spade di Damocle che, sulle strade di tutte Italia, incombono sulla testa di chi passa.
“I mille del ponte”, lo spettacolo nato da un’idea di Pierangelo Buttafuoco e Raffaella Luglini realizzato su una traccia cronistica di Massimiliano Lussana, prodotto da Fondazione Ansaldo-Gruppo Leonardo , sponsorizzato da Fincantieri, in scena al Teatro Modena , vuol raccontare invece il miracolo di una ricostruzione fatta a tempi di record e lascia spazio all’inevitabile paragone con i una storia infinita ancora sulla carta dei progetti sui tavoli della politica: quella del ponte di Messina.
Concepita come omaggio a tutti quelli che hanno reso possibile la costruzione del nuovo ponte ribattezzato San Giorgio, la rappresentazione porta in scena la fatica vincente degli operai e di chi ha documentato il loro lavoro sottolineando anche di un altro record meno noto: quello di 56 notai che si sono uniti per impedire ingiustizie nelle procedure di esproprio nel quartiere sottostante.
Se la parte giornalistica è affidata al rigore e alla precisione di un testimone che ha seguito la vicenda in loco, quella artistica si coagula in uno sguardo esterno, quella di Indice (siciliano come Buttafuoco).
Cantautore e attore , filtra le proprie sensazioni sulla città miracolosamente capace di superare le proprie divisioni con una scelta di brani, da De Andrè a Vecchioni a Paolo Conte, sintonizzati sulla propria espressività. Certamente“O Guarracino “ di Roberto Murolo, giustificata ma decontestualizzata da una citazione di Piano stesso (in un’intervista in cui descrive il multiforme amalgama della grande squadra del ponte), in apertura di spettacolo può lasciare qualcuno “con una faccia un po’ cosi”.