Giampiero Borgia, che nel 2011 aveva deciso di attribuire il suo nome anagrafico, di per sé carico di inquietanti suggestioni, alla propria compagnia teatrale, si è recentemente impegnato con successo in un progetto ambizioso: “La città dei miti”, con cui rendere esplicita l’universalità, nel tempo e nello spazio, dei grandi miti della letteratura classica. Lo ha fatto partendo da tre personaggi della tragedia greca: Eracle, Filottete e Medea, sviluppando nel linguaggio del teatro i temi della povertà, dell’abbandono e della condizione di straniero. L’idea vincente è stata quella di annullare la distanza fra i personaggi e il pubblico, con espedienti diversi. Un Eracle contemporaneo mette in forno una pagnotta che, una volta cotta e fragrante, spezzerà per offrirla agli astanti. Mentre confeziona pacchi mensa per un’associazione caritativa e racconta le vicende che l’hanno portato alla perdita di ogni bene, materiale e affettivo, fino alla povertà assoluta. Così Filottete, a un tavolo attorno al quale è seduto il pubblico, è un anziano relegato e abbandonato in una RSA, che cerca di contrastare la sua solitudine con le cure che presta a un pesciolino rosso. Ma dove la drammaturgia assurge a una dimensione di geniale originalità è con una Medea, prostituta proveniente dall’Est europeo, che un ristretto pubblico accompagna in pullmino attraverso le zone più degradate della periferia di una grande città. Qui, anche grazie alla strepitosa interpretazione di Elena Cotugno, si crea un forte rapporto simpatetico con la figura di quella straniera discriminata e disprezzata, e la finzione si espande nella realtà.
Napoli, 14 novembre 2022
Il presidente ANCT
Giulio Baffi