Sono i copioni macinati a creare la neve, una scena d’indicibile struggente bellezza, in uno spettacolo dove s’intrecciano lingue e destini. Immagini, storie personali, interrogativi dolorosi sulla guerra, le scelte culturali, l’esilio e ancora e ancora, visioni e pensieri che creano echi profondi che affascinano e non danno riposo. Questo è il meraviglioso “Non tre sorelle”, visto a Sansepolcro nell’ambito dell’eccellente Kilowatt Festival, produzione Metastasio, regia di Enrico Baraldi, che ha invitato le interpreti – italiane e ucraine, Susanna Acchiardi, Alice Conti, Anfisa Lazebna, Natasha e Julia Mykhalchuk – a uscire dal testo cechoviano e affrontare molteplici dialoghi, intimi, profondi, con la propria identità, il senso di quei personaggi, il legame con più terre, in un’infinità di rispecchiamenti per gli affetti, il teatro, i sogni continuamente rinviati. Come per quella famosa battuta “A Mosca, a Mosca, a Mosca”, che oggi acquista ben altre sfumature, di rabbia, dolore, forse anche odio. Speciale il percorso di creazione per quest’opera carica d’infiniti sensi, anche politici, legati alla guerra russo-ucraina. La letteratura – le opere di grandi autori, romanzieri, drammaturghi – appartengono all’umanità tutta, senza confini, depositati nell’immaginario collettivo, in qualche modo anche in chi non li ha letti. Ma Natasha, Julia e Anfisa avrebbero recitato volentieri Cechov in Italia mentre i loro cari rischiavano la morte sotto le bombe russe? Come ripetere, massima aspirazione, quelle parole, Mosca meta di felicità? Uno spettacolo potente e delicato “Non tre sorelle”, bravissime le interpreti, un premio consegnato con la speranza che possa essere visto – e applaudito come merita – da tanto pubblico di molte città.
Napoli, 14 novembre 2022
Il presidente ANCT
Giulio Baffi